mercoledì 22 settembre 2010

Fincantieri: proteste da Napoli a Genova, operai su gru

Sacconi convoca parti sociali ma avverte, isolate gli agitatori

20 settembre, 23:54

FINCANTIERI: CASTELLAMMARE, TRE OPERAI PROTESTANO SU GRU FINCANTIERI: CASTELLAMMARE, TRE OPERAI PROTESTANO SU GRU
Fincantieri: proteste da Napoli a Genova, operai su gru ROMA - Scioperi, blocchi ai cancelli, cortei e persino un gruppo di operai su una gru. Sale la tensione tra i lavoratori di Fincantieri che oggi, dalla Sicilia alla Liguria, dalla Campania al Friuli, si sono mobilitati per protestare contro il piano industriale 2010-2014, anticipato nei giorni scorsi dalla stampa, che prevedrebbe la chiusura dei cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) e Riva Trigoso (Genova), e tagli per circa 2.500 addetti. E mentre i sindacati tornano a chiedere una convocazione a Palazzo Chigi, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi rassicura: il governo convochera' le parti sociali ''per rimettere nei corretti binari il confronto sul futuro della societa' che, allo stato, dichiara di non avere definito alcuna ipotesi''.
Allo stesso tempo il ministro fa tuttavia appello ''a tutte le istituzioni e le organizzazioni sindacali perche' siano isolati gli agitatori professionali nel nome del primario interesse dei lavoratori''. ''So che Fincantieri afferma di non aver definito un piano industriale e che, come da mia sollecitazione, ha assicurato che non appena ci sara' non procedera' ad atti unilaterali e aprira' un dialogo con le parti sociali e le istituzioni'', aggiunge Sacconi, precisando di non aver ricevuto comunicazioni neppure da Alitalia, per la quale si dovrebbe quindi stare alle smentite della compagnia.
In entrambi i casi, dice, ''non aiuta il gioco spregiudicato delle indiscrezioni''. ''Chi ama questo Paese - chiarisce Sacconi - deve comunque operare per soluzioni costruttive nelle condizioni date''. Nello stabilimento Fincantieri di Genova Sestri, intanto, i lavoratori oggi hanno scioperato per circa due ore: gli operai si sono riuniti in assemblea a inizio turno e poi sono scesi in corteo all'interno dello stabilimento, con un presidio fuori dei cancelli. Nell'altro stabilimento ligure di Riva Trigoso, dopo un'assemblea dai toni accesi, sfociata in uno sciopero, hanno occupato la direzione aziendale.
Clima teso a Castellammare di Stabia (Napoli) dove gli operai si sono ritrovati, sin dalle prime ore del mattino, dinanzi ai cancelli dello stabilimento, dove hanno organizzato un sit in per chiedere l'immediato ritiro del piano: 5-6 di loro sono persino saliti su una gru con uno striscione con la scritta 'Il cantiere non si tocca, lo difenderemo con la lotta'. A Palermo e' durata tutta la mattinata, con qualche momento di tensione, la protesta degli operai dell'indotto, circa 300 persone, davanti ai cancelli dello stabilimento: in raccordo con le Rsu di Fim Fiom e Uilm, i lavoratori hanno scioperato interrompendo i lavori sulla piattaforma Scarabeo 8 della Saipem, motivando la protesta con il timore di perdere i posti di lavoro in seguito al trasferimento della piattaforma.
Le proteste sono arrivate fino ai cantieri di Monfalcone (Gorizia), che tuttavia non dovrebbero essere toccati dal piano, dove i lavoratori hanno deciso un'ora di sciopero alla fine di ogni turno. Su Palermo, intanto, Fincantieri ha confermato, in occasione di una riunione all'Ufficio provinciale del lavoro, l'intenzione di ricorrere alla cassa integrazione per 470 operai (su circa 500), in modo graduale, e ha ufficializzato la decisione della Saipem di trasferire all'estero, il 10 ottobre, la piattaforma in lavorazione nella fabbrica palermitana.
I dirigenti del gruppo di Trieste, inoltre, hanno assicurato a Fim, Fiom e Uilm che il piano industriale ''non e' in una fase operativa e si tratta soltanto di una riflessione dell'azienda rispetto all'attuale situazione di mercato''. Cresce intanto l'attesa per l'iniziativa sulla cantieristica navale in programma domani a Roma, organizzata dalle segreterie nazionali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil in vista della mobilitazione nazionale del primo ottobre. La Regione Liguria, ha gia' fatto sapere che si impegna a una forte mobilitazione con le altre Regioni, le Province ed i Comuni dove ha sede Fincantieri. Smentita, infine, la notizia pure circolata circa una possibile riunione al ministero dello Sviluppo per domani.

Titanic: nipote ufficiale rivela, fu colpa timoniere

"Non andava troppo veloce e non vide l'iceberg, fu un errore di manovra"

22 settembre, 21:37
Una foto d'archivio del Titanic
Titanic: nipote ufficiale rivela, fu colpa timoniere di Carolina Stupino
LONDRA - Il Titanic si scontrò con l'iceberg che lo affondò non perché l'enorme massa di ghiaccio fu avvistata troppo tardi, ma perché il timoniere aveva frainteso l'ordine che gli era stato dato ed aveva fatto girare la nave dalla parte sbagliata. E' questo il 'segreto' custodito per quasi cento anni dalla famiglia di uno degli ufficiali a bordo e rivelato oggi dalla nipote, Lady Louise Patten, moglie dell'ex ministro dell'istruzione britannico Lord John Patten, che ha utilizzato la storia come base per un suo romanzo. Il nonno della Patten, il comandante Charles Lightloller, era il secondo ufficiale a bordo del Titanic e aveva una conoscenza dettagliata degli eventi che portarono al tragico naufragio del transatlantico.
L'uomo tuttavia non rivelò mai la verità alle due inchieste americana e britannica, perché temeva che altrimenti i proprietari del Titanic sarebbero andati in bancarotta e lui e i suoi colleghi si sarebbero trovati senza lavoro. Secondo il racconto di Lightloller, tramandato alla Patten dalla moglie dell'ufficiale dopo la sua scomparsa, il timoniere si sbagliò perché all'epoca della transizione dalla vela al vapore erano in funzione due sistemi di comunicazione per la navigazione, uno per la vela appunto e uno per il vapore. "I due sistemi erano l'esatto opposto l'uno dell'altro, quindi l'ordine di virare a "dritta" significava girare il timone a destra secondo un sistema e a sinistra secondo l'altro", spiega la Patten. Il secondo capo timoniere, Robert Hitchens, era stato addestrato nel sistema per le navi a vapore, ma all'epoca nel nord dell'Atlantico vigeva ancora il linguaggio per la vela. Quando il primo ufficiale William Murdoch avvistò l'iceberg e diede l'ordine di virare, Hitchins, nel panico, girò la nave dalla parte sbagliata. Quando due minuti dopo ci si accorse dell'errore, era già troppo tardi per evitare la collisione. Oltre all'errore del timoniere però, secondo Lightloller a causare la morte di centinaia di persone fu anche la decisione "criminale" del capitano Edward Smith, che dopo lo scontro con l'iceberg, sotto insistenza del presidente della White Star Bruce Ismay che non voleva danneggiare la reputazione della società navale, ordinò di non fermare la nave.
Proseguire la navigazione fece sì che la nave imbarcasse molta più acqua e affondasse molte ore prima di quanto sarebbe accaduto se fosse stata ferma. "Mio nonno definì criminale la decisione di cercare di mandare avanti il Titanic", ha detto la Patten, aggiungendo: "La nave più vicina era a quattro ore di distanza. Se fossero stati fermi è probabile che il Titanic sarebbe restato a galla fino all'arrivo dei soccorsi". Michael McCaughan, un esperto di storia marittima che da 30 anni si occupa del Titanic, ha dichiarato al Guardian che non è la prima volta che un errore causato dai diversi sistemi di comunicazione tra vela e vapore viene menzionato. "Certamente però, con l'avvicinarsi del centenario (il 15 aprile del 2012, ndr) si tratta di una storia interessante. E' una nuova testimonianza che diventa pubblica e che darà origine a discussioni e dibattiti", ha detto lo studioso.

Chi è Alessandro Profumo




Amministratore delegato di Unicredit dalla fondazione nel 1997, Alessandro Profumo, 53 anni, si è imposto sulla scena finanziaria per lo stile inedito, connubio tra modernità aggressiva e un rigore da capitalismo calvinista. Ultimo di cinque figli, nato a Genova e cresciuto a Palermo, si è trasferito a Milano già ragazzo cominciando poco più che maggiorenne la propria esperienza nel mondo del credito al Banco Lariano, dal 1977 al 1987. Di giorno allo sportello, di sera sui libri, per una laurea in Economia e commercio alla Bocconi.
Dopo il passaggio in McKinsey (1987-1989), come responsabile dei progetti strategici e organizzativi per aziende finanziarie, e in Bain & Cuneo a capo delle relazioni istituzionali, nel 1991 assume la direzione centrale della Ras. Quest'ultima, come azionista di maggioranza relativa del Credit, nel 1994 'gira' Profumo nella banca neoprivatizzata. Qui il manager si intende subito con il 'senatore' del credito, il presidente della banca Lucio Rondelli, con il quale passa presto dall'incarico di condirettore centrale a quello di direttore generale, per assumere quindi l'incarico di amministratore delegato nel 1997 e dar vita al gruppo omonimo nel 1998. Da questo momento inizia una vera campagna di acquisizioni, che gli fa conquistare sulla stampa internazionale l'appellativo di Alessandro 'il Grande'.
Del 2005 è l'integrazione con la tedesca Hvb. Mentre nel 2007 con Capitalia dà vita ad uno dei più grandi gruppi bancari europei. Appena apparso sulla scena, in un sistema bancario ancora ingessato, Profumo si è mosso da subito dichiarando di avere all'orizzonte il solo faro della concorrenza e di puntare a conquistare clienti con servizi migliori, a motivare il personale con incentivi e a premiare gli azionisti facendo crescere il valore dell'azienda. Il cosiddetto 'salotto buono' ha però guardato spesso con sospetto tale dichiarata indipendenza. In uno dei suoi tipici calembour fulminanti l'esperto di gossip Roberto D'Agostino gli ha affibbiato l'imperituro soprannome di Arrogance, come un celebre profumo, ma per anni i risultati del manager gli hanno dato ragione, mettendo a tacere anche le critiche.
A 53 anni Profumo viene tutt'ora annoverato tra i 'giovani' manager su piazza, formatosi come molti altri 'McKinsey Boys' - Corrado Passera, Vittorio Colao o Paolo Scaroni - nella società di consulenza divenuta a un certo momento vera e propria fucina dell'alta dirigenza italiana. Identificato come campione della classe dirigente liberal, nell'ottobre del 2007 si è anche recato a votare per le primarie insieme alla moglie Sabina Ratti, candidata nella lista di Rosy Bindi. Anche per questo è stato spesso tirato per la giacchetta dalla sinistra, sfilandosi però puntualmente agli inviti a un impegno diretto in politica.
Di Profumo è celebre soprattutto l'allergia ai giochi di potere. Uno dei gesti forse più eclatanti per marcare questa distanza ideologica si è visto nel 2004 con l'Rcs, 'stanza dei bottoni' del Corriere della Sera. Al momento della sistemazione della quota Romiti entrano in patto Diego Della Valle, Salvatore Ligresti e a sorpresa Cesare Geronzi, comprando un 2% tramite Capitalia. Profumo sbatte la porta, si dimette dal consiglio e vende la propria quota dell'1% (copione poi ripetuto con la quota ereditata da Capitalia).
21 settembre 2010