martedì 28 settembre 2010

Svizzera paragonano gli italiani ai ratti Campagna choc contro i 45 mila frontalieri che lavorano nel Canton Ticino

Libero-news.it
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entre in Italia reggono ancora le polemiche per l'esternazione contro i romani del Senatur Umberto Bossi, dal Canton Ticino arriva una campagna pubblicitaria che magari ci farà sentire tutti più uniti.
Da qualche giorno, infatti, in Svizzera è iniziata una campagna antifrontalieri che paragona i lavoratori italiani presenti in Svizzera a dei ratti.
Non una simpatica trasfigurazione animalesca, tanto che nei messaggi comparsi prima in facebook e poi addirittura su alcuni volantini a Lugano e Locarno si parla espressamente di una deratizzazione da portare a termine.

E in questa campagna i riferimenti agli italiani non mancano di certo. I topi, infatti, si chiamano Fabrizio (piastrellista da Verbania), il ratto Bogdan (un poco raccomandabile simil-ladro romeno con tanto di mascherina stile Banda Bassotti) e, dulcis in fundo, il ratto Giulio, con riferimento al ministro Tremonti, con uno scudo riferito allo scudo fiscale tanto osteggiato dagli svizzeri che non volevano il ritorno di capitali nel nostro Paese.

Per quanto al momento non sia arrivata nessuna rivendicazione ufficiale sulla paternità dell'iniziativa e il leader della Lega dei Ticinesi, Giuseppe Bignasca, si chiami fuori, dall'Italia qualche protesta sdegnata è già arrivata. I primi a lamentarsi sono stati gli esponenti comaschi del Pdl.
"Sono molto amareggiato e contrariato per la vergognosa campagna pubblicitaria messa in atto in Canton Ticino contro i frontalieri, che sono paragonati a spregevoli ratti - afferma il senatore del Pdl Alessio Butti -. I 45.000 frontalieri che quotidianamente attraversano il confine per lavorare in Svizzera costituiscono una fonte di ricchezza per il governo ticinese, perchè pagano le tasse e offrono una forza lavoro qualificata e specializzata. Anzichè lanciare campagne choc contro gli italiani, il governo elvetico dovrebbe essere grato al nostro Paese che, attraverso adeguati corsi di formazione, prepara e mette sul mercato ticinese valenti e abili artigiani, molto richiesti dalle industrie svizzere".
Lo stesso Butti ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo italiano di avviare tutte le procedure per tutelare l’immagine dei lavoratori frontalieri e far sì che il governo elvetico rispetti la loro dignità, in osservanza agli accordi italo-svizzeri in vigore.
28/09/2010

Il guru Mobius: «Investire negli emergenti? È l'ora della Thailandia»

I paesi emergenti? «In questo momento sono positivo sulla Thailandia. Un'area dove mantenere un atteggiamento bullish (comprare, ndr)». Su quali settori? «Banche ed energia». Ma l'aggravarsi delle tensioni politiche con il governo che non usa mezze misure per zittire i contestatori non rischia di far impennare i rischi per chi decide di investire sulle azioni di Bangkok?
«No, perché questo popolo, dal 1932, da quando è stata abolita la monarchia assoluta, è abituato a una situazione politica instabile. Cionondimeno l'economia sta registrando elevati tassi di crescita che offrono buone opportunità di guadagni per chi decide di puntare in questa area con un orizzonte temporale di almeno cinque anni».
A parlare è Mark Mobius, gestore del fondo Franklin Templeton emerging markets, considerato uno dei guru degli investimenti nei paesi emergenti. Per Mobius, quindi, la visione sulla Thailandia resta positiva nonostante il mercato azionario di Bangkok da inizio anno abbia già corso parecchio (+25,77% in valuta locale, +45,34% in euro, +36,52% in dollari ) dopo il +63% (in valuta locale) archiviato nel 2009. Reagendo quindi alla caduta del 66% fra ottobre 2007 e dicembre 2008, all'apice delle crisi internazionale dei derivati subprime.
«Noi crediamo che la Thailandia abbia un grande potenziale di crescita grazie alle abbondanti risorse naturali, a un sistema di esportazioni diversificato, a un'economia interna elastica e a una vasta popolazione - spiega il gestore che vanta un'esperienza di investimenti nell'area di oltre 40 anni -. Molte delle blue-chip della Thailandia hanno meglio performato nell'ultimo anno rispetto ai concorrenti asiatici. Nonostante questo continuiamo a considerare le valutazioni del mercato azionario thailandese molto attraenti, sulla base dei fondamentali e dei multipli come il rapporto prezzo/utili, il rapporto prezzo/valore di libro e i dividendi. I settori che a nostro avviso beneficeranno di più nel lungo periodo della crescita economica thailandese sono l'energetico e il finanziario».
Quanto alle tensioni politiche in corso tra il governo e le camicie rosse (che non riconoscono la legittimità del governo guidato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva e sognano di fare rientrare in patria l'ex premier Thaksin Shinawatra, deposto nel 2006 da un colpo di stato e oggi latitante all'estero con l'accusa di corruzione e abuso di potere) per Mobius potrebbero impattare sulla volatilità, ma solo nel breve periodo. «L'incertezza politica potrebbe causare ritardi nei progetti di stimolo di governo all'economia, principalmente destinati a sostenere i redditi delle popolazioni rurali e la fiducia dei consumatori - spiega -. Gli scontri politici dello scorso aprile potrebbero determinare una perdita, intesa in termini di mancati introiti, di 1,58 miliardi di dollari. Oltreché impattare sul turismo che rappresenta circa il 6-7% del Pil della Thailandia e che occupa circa il 20% della popolazione. Tanto che è probabile che il paese non riuscirà a raggiungere l'obiettivo prefissato di attrarre 15,5 milioni di turisti».
Detto ciò, per chi guarda al lungo periodo, con un orizzonte di investimento di almeno cinque anni, questi problemi si ridimensionano nettamente. «Siamo pesati in Thailandia da circa 15 anni, durante i quali il paese è stato oggetto quasi di continuo di tumulti politici - racconta Mobius -. Dalla crisi asiatica nel 1997 a quella legata ai timori sullo stato di salute del re (il sovrano Bhumibal Adulyadej regna dal 1947 e gode di un'indiscussa popolarità, ndr) fino agli ultimi disordini politici (a maggio 2010, ndr). Ma queste incertezze non hanno intaccato le previsioni di crescita a lungo termine per la Thailandia. Non a caso, la Banca di Thailandia ha recentemente rivisto al rialzo le sue previsioni per la crescita del Pil nel 2010 dal range 3,3%-5,3% al 4,3%- 5,8% (dopo la contrazione del 2,2% nel 2009, nr), sulla base della convinzione che l'economia locale, prevalentemente basata sulle esportazioni (che determinano il 70% del Pil), potrebbe beneficiare del rafforzamento globale domanda». Insomma, secondo il guru della finanza nei paesi emergenti quello attuale forse non è il miglior momento per fare una vacanza in Thailandia ma per investirci, a distanza, s