lunedì 4 ottobre 2010

Cinesi gestiscono banche fantasma

Cinesi gestiscono banche fantasma

Lunedí 04.10.2010 11:20


"La cittadinanza del Rione Esquilino, con stupore e sgomento, comunica agli organi interessati di aver scoperto altre due banche fantasma gestite da cinesi, in Via Turati e in Via Cairoli, un fatto gravissimo visto che precedentemente altre quattro pseudo-banche furono chiuse alcune mesi fa dalla Guardia di Finanza". Così in una nota Alessandro Vallocchia, portavoce del Comitato di Difesa Esquilino-Monti "Roma Caput Mundi". "Le pseudo banche fantasma furono scoperte ed individuate sempre dal Comitato Esquilino 'Roma Caput Mundi' - prosegue - Nell'annunciarlo si avvisa che nei prossimi giorni, vi saranno azioni che avremmo voluto rimanessero nel cassetto, ma assistiamo increduli ad una cappa mediatica e ad una ignavia da parte di chi come il Presidente del I° Municipio rimane immobile di fronte al proliferare dell'illegalità come i negozi anonimi trasformati in banche fantasma, ma nel contempo chiediamo al Sindaco di Roma una reazione degna di Roma Capitale. Tutti i nostri sforzi per incontrare a luglio il sindaco e il prefetto non hanno ancora prodotto quei risultati visibili nel nostro Rione. Coloro che si battono quotidianamente sul territorio sono ormai degli eroi amati dai residenti perché si espongono ogni giorno a pericoli di varia natura. Noi ribadiamo con veemenza che contro ogni tipo di complicità e di illegalità continueremo a vigilare e a fare controinformazione, attendiamo ancora che i numeri di telefono per le segnalazioni sulle illegalità del Rione Esquilino promesse dal Sindaco siano attivate".
Sulla vicenda è intervenuto anche il Commissario alla Sicurezza del Municipio Roma Centro Storico Augusto Caratelli(Pdl): "Il Comitato Difesa Esquilino Roma 'Caput Mundi' denuncia l'apertura di altre due banche cinesi fantasma nel Rione Esquilino e più precisamente in Via Turati e in Via Cairoli. Furgoni blindati con tanto di uomini armati fino ai denti che prelevano in anonimi negozi buste contenenti probabilmente somme di denaro di commercianti cinesi che operano proprio nel rione Esquilino".
Allora ci chiediamo perché i commercianti cinesi versano somme di denaro in anonimi negozi senza scritte e quindi senza titolo così come prevede la normativa italiana? - prosegue - La banca d'Italia è informata su tali oscure attività di riscossione e trasporto di valori? Alla luce di ciò chiedo e chiediamo con urgenza la convocazione del Comitato per la Sicurezza e l'ordine pubblico e chiediamo alla Guardia di Finanza di controllare a tappeto le attività commerciali nel rione Esquilino".

Addio al grande vecchio della finanza italiana"MILANO - Enrico Cuccia "

Addio al grande vecchio
della finanza italiana



 

MILANO - Enrico Cuccia è stato il grande protagonista della finanza e dell'economia italiana, l'uomo dei patti e degli accordi interni al "salotto buono" delle maggiori famiglie del nostro capitalismo. Personaggio celebre anche per la sua discrezione totale, per il suo rifiuto a parlare davanti ai microfoni o in pubblico: una sorta di mistero vivente, che fino all'ultimo non ha lasciato la sua carica nell'istituto di via Filodrammatici, e la sua voglia di tessere le trame a colpi di scalate e scambi azionari.

La giovinezza. Di origine siciliana, Cuccia nasce a Roma il 24 novembre del 1907. Dopo gli studi in legge entra all'Iri, distaccato presso la sede di Londra; poi lavora per la Banca d'Italia. Conosce e sposa nel 1939 Idea Nuova Socialista Beneduce (morta nel 1996), una delle tre figlie del creatore dell'Iri, Alberto Beneduce (le sorelle si chiamavano Vittoria Proletaria e Italia Libera, chiaro omaggio alle idee socialiste del padre). Dal matrimonio sono nati tre figli, Benianimo, Auretta Noemi, Silvia Lucia, di cui si conosce pochissimo. Benianimo è stato dirigente in varie aziende chimiche, e ha dato al padre l'unica nipote.

Nasce Mediobanca. Cuccia lavora anche all'Ufficio studi della Comit, diretto da Ugo La Malfa. Finita la guerra, la Comit, guidata da Raffaele Mattioli, promuove la costituzione di Mediobanca, il 10 aprile 1946, con Cuccia direttore. Da allora, in più di 50 anni di storia, la prima e a lungo unica banca d'affari italiana è al centro delle più importanti operazioni industriali e finanziarie del nostro paese.

I patti di sindacato. Nella sua attività Mediobanca dedica la propria attenzione a un pugno di società appartenenti a quei settori industriali che hanno fatto lo sviluppo economico dell'Italia dall'inizio del '900 in poi: l'auto (Fiat), la chimica (Montecatini), l'energia elettrica (Edison), la gomma (Pirelli), la metallurgia (Orlando). L'istituto diventa un insostituibile punto di riferimento cumulando nel tempo importanti pacchetti azionari, tra cui spiccano per importanza quelli in Generali, Fondiaria, Pirelli, Montedison, Burgo, Gemina. Sono tutti gruppi di proprietà di pochi grandi famiglie; una circostanza che ha innescato un dibattito infinito tra i suoi detrattori e i sostenitori dell'operato del grande tessitore. I primi accusano Cuccia di aver fatto sempre gli interessi di alcune imprese, di aver trascurato la crescita di nuovi imprenditori, di essere contro un moderno mercato finanziario prediligendo strumenti di controllo come i patti di sindacato.

Il caso Montedison. Tra le sue operazioni più importanti, quella legata alla Montedison. E' stato proprio lui infatti a orchestrare la fusione nel 1966 tra la Montecatini, azienda chimica in difficoltà finanziaria, e la Edison, ricca di disponibilità derivanti dalla nazionalizzazione dell'energia elettrica. Un matrimonio travagliato, come testimonia la storia della società, una palude in cui Cuccia rimase impantanato tanto da affermare: "Montedison è il mio Vietnam". Della sua creatura Cuccia si è occupato parecchie volte negli anni successivi, prima favorendo l'ingresso nell'azionariato dell'Eni, poi decidendo di riprivatizzarla all'inizio degli anni '80. Si scontra con l'allora presidente Schimberni che scala la Bi Invest del gruppo Bonomi, e l'anno successivo la Fondiaria; non riesce a contrastare neanche il colpo di mano di Raul Gardini, che nell'86-87 prende il controllo di Montedison. Sarà poi lo stesso Gardini ad affidargli il riassetto del gruppo.

Tramonto del colosso. Quando Ferfin-Montedison viene travolta da una montagna di 30 mila miliardi di debiti, nel 1993, Mediobanca ne prende in mano le redini e convince tutto il sistema bancario a rinunciare a parte dei crediti e partecipare agli aumenti di capitale, mantenendola così in vita ed evitando la svendita di imprese industrialmente sane. La Ferfin diventa poi Compart, e Mediobanca da allora ne controlla la maggioranza relativa.

Libia e Fiat. Altro grosso affare di cui Cuccia è stato artefice è l'ingresso negli anni '70 della finanziaria Lafico, del governo libico di Gheddafi, nella Fiat. Riuscirà anche a gestire la loro uscita, nel 1986, collocando le azioni a prezzi impossibili. Un'altra simpatia di Cuccia sono state le assicurazioni, la Fondiaria e le Generali in particolare, di cui a più riprese cerca di mantenere l'indipendenza. Ed è curioso vedere come per entrambe al termine di un lungo percorso l'approdo naturale è stato nel grembo della stessa Mediobanca, che controlla Fondiaria attraverso Compart ed è primo azionista di Generali.

I misteri di Sindona. La storia di Cuccia presenta anche episodi oscuri: il più importante è il caso Sindona, finanziere rampante che lo minaccia più volte cercando di ottenerne l'appoggio per evitare la bancarotta. Al corrente del rischio che correva l'avvocato Giorgio Ambrosoli, curatore fallimentare delle società di Sindona, assassinato da un killer nel 1979, Cuccia si rifugia nel silenzio e non avverte i magistrati.

Gli anni '90. Nella seconda metà del decennio comincia il declino della "visione del mondo" cucciana. Il cero annus horribilis è il '97, con il clamoroso "no" di Pietro Marzotto, tra l'altro un azionista Mediobanca, al progetto di fusione tra la sua società e Hdp, la ex Gemina. E poi l'insuccesso delle Generali nella scalata all'Agf. Infine la rottura senza precedenti nella storia di via Filodrammatici, con il licenziamento del segretario generale, Gerardo Braggiotti, per divergenze insanabili sulla visione strategica.

Sconfitto da Bazoli. Tornando al piano più strettamente finanziario, c'è da registrare che, a fine anni '90, comincia la fase declinante. Dopo aver di fatto investito il presidente della Rcs, Cesare Romiti, come suo successore, Cuccia lo scorso anno ingaggia una dura battaglia per il controllo della Comit: sfida da lui persa e vinta invece da Giovanni Bazoli di Banca Intesa.

Ecco il nuovo ministro dello Sviluppo economico

Ecco il nuovo ministro dello Sviluppo economico

Berlusconi lascia l'interim: il dicastero va a Paolo Romani, vice di Scajola

Confermando le voci che erano circolate in mattinata sulla sua nomina, alle 19 il premier, Silvio Berlusconi, è salito al Quirinale per il giuramento del nuovo ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, già vice di Scajola.
La polotrona al ministero dello Sviluppo economico è ricoperta da 153 giorni dal premier, per l'interim dovuto alle dimissioni dell'ex ministro Claudio Scajola.

Nato a Milano nel settembre del 1947, Romani segue un percorso simile a quello di Berlusconi, muovendo i suoi primi passi imprenditoriali nel mondo delle prime tv private.
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: "Avrei preferito Confalonieri: sia per la sua conoscenza del mondo dell'impresa, sia per la sua conoscenza del mondo televisivo".

Fusione Wind-Vimpelcom, c'è l'accordo: nasce quinto colosso di telefonia al mondo


ultimo aggiornamento: 04 ottobre, ore 18:22
Amsterdam - (Adnkronos) - In base all'intesa il gruppo russo possiederà, attraverso Weather, il 51,7% della holding di tlc Orascom ed il 100% di Wind. Izosimov, ad della VimpelCom: "Accordo offre prospettive verso nuovi mercati"

Amsterdam, 4 ott. - (Adnkronos) - E' stato firmato oggi l'accordo fra il gruppo Weather Investments, holding del tycoon egiziano Naguib Sawiris che controlla anche l'italiana Wind, e il gruppo russo VimpelCom: dall'intesa nasce il quinto maggiore operatore di telefonia mobile al mondo per numero di clienti, con un fatturato di 21,5 miliardi.
wind


E' previsto che Weather designi due membri del nuovo Board di VimpelCom, che sarà composto da undici membri, e che gli azionisti di maggioranza, Telenor ed Altimo, continuino a designare tre membri ciascuno. Il Board sarà infine completato da tre consiglieri che non saranno espressione di alcuno dei soci.

Questo accordo ''crea una società di primo piano nel panorama mondiale delle telecomunicazioni con attività di rilievo in Europa, Asia e Africa", afferma Jo Lunder, presidente di VimpelCom.

Per Alexander Izosimov, amministratore delegato di VimpelCom, "l'annuncio di oggi segna un momento di grande trasformazione per VimpelCom. Questa operazione offre ai nostri azionisti un'esposizione verso mercati con interessanti prospettive di crescita sia in Asia che in Africa e l'opportunità di diversificare ulteriormente la nostra fonte di ricavi in termini di geografia, di valuta e di caratteristiche del mercato''.

''Questa importante operazione conferma la qualità delle nostre società Orascom Telecom e Wind Italia, ed il valore significativo che abbiamo creato nel corso degli anni per i nostri azionisti'', afferma dal canto suo Naguib Sawiris, presidente di Weather. ''Condividiamo con i nostri nuovi partner in VimpelCom - aggiunge - la visione comune sulle prospettive entusiasmanti per la nostra nuova, ampliata e diversificata società di telecomunicazioni''. ''Sono convinto - sottolinea - che i nostri azionisti di minoranza di Orascom Telecom potranno beneficiare delle ulteriori sinergie create dalla fusione delle due società, in particolare nel settore degli acquisiti, e dal rafforzamento complessivo dello stato patrimoniale di Orascom Telecom. Sono pronto ad essere pienamente coinvolto nel nuovo gruppo e ad entrare nel Supervisory Board di VimpelCom.''

Il Nord visto da(l) Sud, storie di emigranti al contrario - Francesco Cazzaniga, il milanese che ha scelto Catania;:«Amo il clima californiano»

Francesco Cazzaniga, il milanese che ha scelto Catania
30 settembre 2010

Claretta Muci

Uomo salmone: si definisce così Francesco Cazzaniga. Proprio lui, con quel cognome che non lascia dubbi sull'origine meneghina, è "emigrato" dalla Milano del Nord a quella del Sud, ovvero Catania. 36 anni, laurea in Scienze della comunicazione, è entrato alla Tod's subito dopo gli studi per uno stage ed è diventato Direct Marketing Manager. Poi nel 2006 la svolta: un figlio piccolo e la decisione di cambiare tutto…
Che cosa l'ha spinta a fare il grande salto?
Il motivo è esclusivamente familiare: quando è nato mio figlio io e mia moglie abbiamo deciso che non volevamo farlo crescere nello smog e nel grigio del centro di Milano, ma in un posto solare, con il mare, l'aria pulita e tutti i vantaggi della città. Mia moglie è siciliana e la scelta è caduta su Catania per questo. Così, ho parlato direttamente con Diego Della Valle, spiegandogli i motivi della scelta, e ho fatto il grande salto controcorrente e senza paracadute, perché non avevo nessuna certezza, ma tanta di voglia di fare e un grande ottimismo. Mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di sviluppare progetti nel mio settore, quello del marketing e della comunicazione.
Com'è cominciata la sua avventura?
All'inizio ho lavorato con un contratto a progetto di responsabile marketing per La Compagnia della Bellezza. Dopo sei mesi, con due soci, ho aperto l'ABCom Communication, un'agenzia di cui sono amministratore: ho puntato su new media e social network, che sono ormai strumenti indispensabili per lavorare nel settore della comunicazione. Curiamo la social media strategy di varie aziende senza perdere di vista la valorizzazione del territorio. Per esempio, ultimamente stiamo lavorando molto nel settore della ristorazione: promuoviamo singoli locali, offriamo informazioni, abbiamo una redazione che cerca sagre e ricette, con una community di oltre 7 mila contatti.
Che accoglienza ha ricevuto quando è arrivato in Sicilia?
Soprattutto destavo molta curiosità: mi guardavano come si guarda un matto perché venivo da "Milano centro"! Mi sono sentito ripetere spesso la frase: "Ma cu tu fici fari? (ma chi te l'ha fatto fare)". Il primo che la disse fu un primario e alla mia risposta, "Ma non siamo nel terzo mondo", lui commentò: "Ti do tempo per vedere…"Mi chiamavano "lo straniero", ma non tanto nel senso di "quello che viene da fuori", quanto nell'accezione calcistica di "fuoriclasse" (non lo dico con presunzione, sia chiaro!), quello che ha una marcia in più.
A un freelance il mercato del Sud offrirà certamente cose diverse rispetto al Nord…
Si tratta di due culture, di due modi di intendere il lavoro completamente diversi e premetto che non voglio mancare di rispetto a quella meridionale nel fare le mie considerazioni. Paradossalmente, qui si lavora di più, perché spesso non ti basta un solo impiego per vivere. Magari la mattina fai un lavoro d'ufficio, il pomeriggio il giardiniere e la sera il pizzaiolo! Conosco bravi ingegneri che fanno i salti mortali per avere un part-time a 500 euro al mese.
E' vero che il costo della vita è decisamente inferiore..
Ma è anche vero che gli stipendi sono bassissimi: qui chi guadagna 2 mila euro al mese è benestante. Io vedo molti candidati per diverse posizioni e sono sempre stupito dal fatto che la stessa persona si candida per tre ruoli diversi! Per disperazione, l'ingegnere si offre anche come grafico! Io invece cerco di spiegare che a me interessa qualcuno che si voglia specializzare in qualcosa che ama fare, anche se mi rendo conto che il problema di come sbarcare il lunario diventa prevalente. Purtroppo l'alto tasso di disoccupazione è visto dalle aziende come un "vantaggio": ti pagano poco e spesso in nero, perché tanto non hai alternative. In generale, la mia esperienza mi porta a dire che spesso la filosofia generale è spendere il meno possibile o allungare i tempi dei pagamenti, senza porsi il problema che chi lavora deve anche mangiare…
Mette mai in discussione la sua scelta?
Da un punto di vista professionale a volte mi dichiaro pentito, ma dal punto di vista umano no, perché faccio tutto sempre con tanta passione. A volte soffro il fatto che qui ci sono stimoli completamente diversi e una volta al mese ho bisogno di andare a Milano per trovare nuovi spunti. Per contro, ho imparato valori che non conoscevo, ho vissuto la famiglia e per me gli affetti sono essenziali; quando mio figlio era piccolo, per esempio, di pomeriggio potevo passare molto tempo con lui, l'ho visto crescere e sono contento. Forse la mia scelta verrà messa in discussione quando sarà adolescente. Vedremo… Io continuo a mantenermi fiducioso sullo sviluppo delle aziende private e sulla meritocrazia in un ambiente sano, a dispetto di atteggiamenti e aspettative generati dalla classe dirigente pubblica, o di usanze poco professionali molto diffuse qui al Sud.
Consiglierebbe a un giovane del Nord di fare "l'uomo salmone" come lei?
Sì, ma solo se ha un piccolo paracadute, per esempio un'entrata sicura, anche modesta, come l'affitto di una casa di proprietà, o un part-time o una consulenza già avviati. Così ti puoi guardare intorno con tranquillità e realizzare un tuo progetto. Bisogna essere molto tenaci e self-confident per farcela, questo sì.
Come le appare Milano dalla sua nuova prospettiva?
Sinceramente lo vedo come un ambiente molto "lontano", distante culturalmente e molto diverso (nel bene e nel male!). Una sorta di luce o punto di riferimento per la formazione e il completamento professionale, ma anche una trappola e una "centrifuga" per quanto riguarda i rapporti personali. E' un luogo dinamico e frenetico, dove la velocità ed i ritmi accelerati vengono quasi idealizzati. In merito agli stili di vita, qui sento un clima più "californiano", anche se ancora provinciale e "isolato"... nel senso che avverto moltissimo il fenomeno dell'isola, dell'"isolamento" dal resto d'Italia e il volersi considerare "autonomi".
Che cosa le manca di più della "vita precedente"?
Sento molto la mancanza degli stimoli professionali e di un contesto culturale internazionale, oltre alla solidità offerta da aziende private serie e altamente qualificate, ma cerco di ritagliarmi spazi in cui studiare e sviluppare seriamente, per esempio, il mondo delle applicazioni per iPhone ed iPad.
La cosa che ama di più, e quella che ama di meno…
Sicuramente mi piacciono il capitale umano e la capacità di fare rete. A Milano forse siamo più timorosi e chiusi, anche se all'apparenza si direbbe il contrario. Non sopporto, invece, la mancanza di precisione, l'improvvisazione e la mentalità del "poi ti pago". A volte i pagamenti arrivano dopo uno o due anni! Se uno dovesse vivere di quello