giovedì 30 settembre 2010

Uomore.

La legge di Murphy

Saviano: "Ecco tutti i colpevoli della peste di Napoli"

di Roberto Saviano
È UN territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E' una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.
Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell'inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

*

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003. Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d'Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E' in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E' in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si vuole e non si po' uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia all'Orco che appestava la Danimarca: "il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

mercoledì 29 settembre 2010

IL DOPPIO SEGRETO 1927 Magritte Renè (XX secolo)

Ancora una volta il pittore interroga quella che noi chiamiamo la realtà. Sullo sfondo di un paesaggio marino, il viso impassibile di un uomo (o di un manichino di cera) è stato tranciato e spostato lentamente. La mascherina è stata proprio strappata, ma ciò che celava è ancora più misterioso e si rimane perplessi di fronte a quella ampia cavità delle pareti umide e scure, avvinte da sonagli ( probabilmente legati a ricordi infantili e che ritornano spesso nelle opere del pittore). Magritte svela il baratro che separe l’essere dalla sua apparenza e conferma che la realtà resta enigmatica. Nello stesso modo, l’occhio che contiene il cielo che sta osservando (il falso specchio), il vetro rotto della finestra(La clèf des champs) che continua a rimandare l’immagine del paesaggio, il dipinto (La Condition humaine) che nasconde il paeseggio che vorrebbe mostrare, ancora la sostituzione di personaggi del Balcon di Manet con bare (perspective) esprimono chiaramente il suo messaggio: bisogna diffidare dalle apparenze, degli oggetti reali, ma anche nelle immagini e dipinti. Magritte ha rinunciato alle seduzioni evidenti del suo mestiere : i colori senza velocità la tecnica accademica e fredda che si priva anche del brio enfatico di un Dalì. Il fascino di questa opera è dovuto essenzialmente a ciò che trasmette; si presenta come riflesso della vita apparentemente tranquilla, senza incidenti né drammi manifesti se non quello del suicidio  della madre, quando egli era appena quattordicenne.
Analisi stilistica (pittore belga)
RDG.

Madonna COL BAMBINO 1470 circa


L'Opera

* Il dipinto, giunto a brera nel 1808, proviene dall' Ufficio dei Regolatori alla Scrittura del Palazzo Ducale di Venezia. L'opera è più comunemente ricordata con il nome di <<Madonna greca>> per la presenza, sullo sfondo del dipinto, nella parte superiore, di alcune lettere greche. La Madonna col Bambino, ritenuta concordante opera di Giovanni Bellini, è stata variamente datata tra il 1460 e il 1475.

RDG.

Cristo Morto 1480-1490 XV secolo

L'Opera

* Un <<Cristo in scurto>> è elencato, con altri dipinti che si trovano in casa del Mantegna alla sua morte, in una lettera del 2 ottobre 1506, scritta dal figlio del pittore al marchese Francesco Gonzaga.
Il diponto, giunto in possesso del cardinale Sigismondo Gonzaga, è segnalato per l'utima volta nel 1627 a Mantova, dove si trova nel camerino delle dame di Palazzo Ducale. Fu acquistato, forse nel 1806, a Roma dal pittore Giuseppe Bossi e venne ceduto dai suoi eredi all'Accademia di Belle Arti di Brera nel 1824. La storia delle varie copie di quest'opera è alquanto complessa, anche se l'autobiografia della versione di Brera è accolta da tutti gli studiosi. Sussistono, invece alcune divergenze circa la sua datazione.

Mantegna Andrea. (pittore Italiano)
RDG.

Eros e arte, il Giappone di Nobuyoshi Araki Nobuyoshi Araki, Satchin, 1962

Eros e arte, il Giappone di Nobuyoshi Araki Nobuyoshi Araki, Satchin, 1962

Nobuyoshi Araki,Satchin, 1962,

"Lite fra dottoresse per il cesareo" Neonata invalida al 100 per cento

Il padre: "Discussione concitata. Al cambio turno dei medici e i nuovi arrivati hanno optato per il taglio
Ma ormai era tardi: mia moglie aveva l'utero lacerato". Ma l'azienda ospedaliera smentisce la vicenda


BERGAMO - Una bimba albanese è nata invalida agli Ospedali Riuniti di Bergamo, dopo una lite tra due dottoresse per decidere se intervenire o meno con un parto cesareo. Secondo il padre della piccola, Saimir Zekaj, 38 anni, operaio albanese da 16 anni in Italia, la moglie 35enne sarebbe stata lasciata due giorni in sala travaglio con dolori fortissimi. La bimba, nata al termine di una gravidanza tranquilla, è invalida praticamente al cento per cento e la madre non potrà più avere figli a causa di lesioni all'utero.

La notizia, riferita dal quotidiano online Bergamonews, risale al 30 gennaio scorso. E' recente, invece, l'apertura di un fascicolo a carico di ignoti da parte della Procura di Bergamo, che dovrà ora accertare quanto denunciato. La piccola Samantha è in ospedale con malformazioni gravi, nutrita da un sondino nell'addome. "Abbiamo assistito a una discussione molto accesa tra due dottoresse - spiega il padre della bambina - una invitava a fare il cesareo, l'altra no. Fino a che è cambiato il turno dei medici e i nuovi arrivati hanno optato per il cesareo. Ma ormai era tardi: mia moglie aveva l'utero lacerato e la bambina è nata con gravissimi problemi".

La notizia è stata smentita dall'azienda ospedaliera. "La signora è stata ricoverata nella serata del 28 gennaio e assistita correttamente per tutta la degenza - si legge in un comunicato - Le ecografie e i costanti monitoraggi dei parametri fetali hanno evidenziano una situazione regolare sia per il feto sia per l'andamento del travaglio. Il monitoraggio, eseguito in continuo, ha evidenziato sofferenza fetale alle 20 del 30 gennaio e il medico di guardia ha deciso per un cesareo in emergenza. Solo una volta ottenuto il consenso della donna, che in un primo momento si era opposta all'intervento, i medici hanno proceduto all'operazione e alle 21 la bambina è nata gravemente asfittica". Inoltre, secondo i Riuniti, "è inesatta la notizia che in seguito al parto la paziente abbia perso l'utero. Pur capendo il dolore della famiglia l'azienda ospedaliera smentisce fermamente che le condizioni della bambina siano imputabili a un contrasto fra gli operatori".

Il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario, Leoluca Orlando, ha comunque scritto all'assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, chiedendo una dettagliata relazione sulla vicenda. "E' dovere istituzionale della commissione - ha spiegato Orlando - esaminare la relazione che si attende venga trasmessa dal competente assessore regionale, al fine di accertare eventuali responsabilità professionali e/o anomalie funzionali e organizzative nonché venire a conoscenza di eventuali provvedimenti sanzionatori o cautelari adottati".
(29 settembre 2010)

Muore dopo sei interventi a Roma


Denuncia parenti, 36 giorni agonia dopo chiusura arteria errata

29 settembre, 12:53

Muore dopo sei interventi a Roma (ANSA) - ROMA, 29 SET - Un uomo di 52 anni e' morto il 23 settembre al Fatebenefratelli di Roma dopo 36 giorni di agonia.

I parenti hanno denunciato l'accaduto. La procura ha disposto l'autopsia che e' stata effettuata ieri. L'uomo era stato ricoverato per sottoporsi a una nefrectomia (l'asportazione di un rene sede di tumore) e nei giorni successivi ha subito altri cinque interventi a seguito di un processo necrotico irreversibile, causato dalla chiusura di un'arteria sbagliata.

Emma Marcegaglia

La guida, sostantivo femminile



Emma Marcegaglia

Emma Marcegaglia nasce a Mantova il 24 dicembre 1965. Frequenta le elementari a Gazoldo degli Ippoliti (MN), dove si trova la sede principale delle aziende della Marcegaglia S.p.A., gruppo industriale attivo nella lavorazione dell'acciaio fondato nel 1959 dal padre Steno. Frequenta le scuole medie inferiori ed il liceo scientifico a Mantova, diplomandosi nel 1985. Gli studi proseguono all'università Bocconi di Milano, dove consegue a pieni voti nel 1989 una laurea in Economia Aziendale, perfezionandosi infine con un Master in Business Administration a New York.

Inizia subito a lavorare nel gruppo Marcegaglia dove da sempre la conduzione, la proprietà e il consiglio di amministrazione sono sotto la guida della famiglia. Emma affianca il fratello Antonio occupandosi della parte amministrativa e finanziaria.

Nel gennaio 1990 il padre le chiede di seguire Albarella S.p.A., di cui il gruppo Marcegaglia ha acquistato il 100% delle azioni. Albarella è un'isola privata situata nella laguna a sud della città di Venezia. Situata nel Parco Naturale del Delta del Po, collegata con un ponte alla terraferma, l'isola misura 5 Km di lunghezza per 1,5 di larghezza: si tratta di oltre 500 ettari coperti dalla macchia mediterranea. L'isola conta due milioni di alberi di 150 specie arboree diverse, tra cui il pino marittimo e il pioppo bianco "Populus Alba", da cui l'isola prende il proprio nome. Emma affianca la KTMG, la società di revisione che compie un'analisi della situazione aziendale, di Albarella, la quale opera nel mercato del turismo e della gestione alberghiera e immobiliare.

Con determinazione, a partire dal 1991, vara nuove strategie che riportano l'azienda in positivo e nel contempo migliorano la qualità del prodotto. Nel frattempo viene creata una nuova struttura all'interno del gruppo Marcegaglia, l'ufficio servizi finanziari, dedicata alla gestione della tesoreria del gruppo: è Emma che viene scelta per dirigerlo, occupandosi - per tutte le società del gruppo - della gestione dei rapporti con le banche, delle attività sui mercati, dei titoli di stato e aziendali.

Insieme al fratello Antonio è amministratore delegato del gruppo e di tutte le società controllate; il padre Steno ricopre invece la carica di presidente.

Emma Marcegaglia è inoltre presidente della Fondazione Areté Onlus per il sostegno dell'attività Vita-Salute San Raffaele, membro permanente del "Enterprise Policy Group – Professional Chamber" e del Comitato Esecutivo dell'Aspen Institute Italia. Ha ricoperto gli incarichi di vice presidente di Confindustria per l'Europa, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, presidente dello YES (Young Entrepreneurs for Europe), vice presidente di Confindustria con deleghe all'energia e al coordinamento delle politiche industriali e ambientali.

Per il suo attivo impegno in Confindustria nel mese di Marzo 2008 succede a Luca Cordero di Montezemolo, alla presidenza: è la prima donna di sempre alla guida della Confederazione Generale dell'Industria Italiana

Adriano Olivetti

Senso della comunità


Adriano Olivetti





Straordinaria e poliedrica figura di imprenditore è stato anche uomo di cultura, politico, intellettuale, editore ed urbanista. Adriano Olivetti nasce a Ivrea l'11 aprile del 1901. La vocazione per il mondo dell'industria la eredita dal padre Camillo, un eclettico ingegnere, che nel 1908 fonda a Ivrea "la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere".

Dopo essersi laureato in chimica industriale al Politecnico di Torino, nel 1924 inizia l'apprendistato nell'azienda paterna come operaio. A questo proposito, molti anni più avanti, e quando l'azienda sarà un colosso internazionale, dirà al giovane Furio Colombo: "[...] io voglio che lei capisca il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri".

L'anno seguente, Olivetti compie un viaggio negli Stati Uniti, viaggio che gli offre l'opportunità di visitare decine di fabbriche fra le più avanzate, sia sotto il profilo della concezione che del rapporto con i dipendenti. Per la sua sensibilità estrosa e ricettiva questo è uno stimolo fortissimo. Tornato in Italia, infatti, si mette in testa di aggiornare e modernizzare la Olivetti, con una serie di progetti appositamente pensati da lui. Fra le novità introdotte si trovano idee originalissime e all'avanguardia, caratterizzate da un'attenta e sensibile gestione dei dipendenti, sempre guardati dal punto di vista squisitamente umano prima che come risorse produttive. Ecco allora prendere corpo un'organizzazione decentrata del personale, una diversa strutturazione delle funzioni direttive, la razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero e altro ancora. Sulla spinta di questo entusiasmo innovatore, di lì a poco avvia anche il progetto della prima macchina per scrivere portatile che uscirà nel 1932 con il nome di MP1.

La nuova organizzazione fa aumentare in maniera significativa la produttività della fabbrica e le vendite dei prodotti. Alla fine del 1932 è nominato Direttore Generale dell'azienda, di cui diventerà Presidente nel 1938 subentrando al padre Camillo. Porta avanti riflessioni e sperimentazioni nel campo dei metodi di lavoro e pubblica, nella rivista da lui fondata, "Tecnica e Organizzazione", vari saggi di tecnologia, economia e sociologia industriale. A Ivrea avvia la progettazione e costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, dando origine ad un articolato sistema di servizi sociali. In particolare, nel 1937 dà l'avvio alla costruzione di un quartiere residenziale per i dipendenti, su progetto degli architetti Figini e Pollini (il futuro padre del pianista Maurizio). In ambito strettamente indutriale, invece, riduce l'orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali, a parità di salario, in anticipo sui contratti nazionali di lavoro.

Nel 1956 diventa membro onorario dell'American Institute of Planners e vicepresidente dell'International Federation for Housing and Town Planning; nel 1959 è nominato presidente dell'Istituto UNRRA-Casas, creato in Italia per la ricostruzione post-bellica. Tra i numerosi riconoscimenti che gli sono attribuiti vi sono, nel 1955, il Compasso d'Oro per meriti conseguiti nel campo dell'estetica industriale e, nel 1956, il Gran Premio di architettura per "i pregi architettonici, l'originalità del disegno industriale, le finalità sociali e umane, presenti in ogni realizzazione Olivetti".

Tra la fine degli anni '40 e la fine degli '50 la Olivetti porta sul mercato alcuni prodotti destinati a diventare veri oggetti di culto per la bellezza del design, ma anche per la qualità tecnologica e l'eccellenza funzionale: tra questi la macchina per scrivere Lexikon 80 (1948), la macchina per scrivere portatile Lettera 22 (1950), la calcolatrice Divisumma 24 (1956). La Lettera 22 nel 1959 verrà indicata da una giuria di designer a livello internazionale come il primo tra i cento migliori prodotti degli ultimi cento anni.

Alla fine della seconda guerra mondiale l'attività di Adriano Olivetti come editore, scrittore e uomo di cultura si intensifica. Già in precedenza, assieme a un gruppo di giovani intellettuali, aveva fondato una nuova casa editrice, la NEI (Nuove Edizioni Ivrea), di fatto trasformata nel 1946 nelle Edizioni di Comunità. Con un intenso programma editoriale, sono pubblicate importanti opere in vari campi della cultura, dal pensiero politico alla sociologia, dalla filosofia all'organizzazione del lavoro, facendo conoscere autori d'avanguardia o di grande prestigio all'estero, ma ancora sconosciuti in Italia.

In Europa, intanto, imperversa la seconda guerra mondiale e l'imprenditore si rifugia momentaneamente in Svizzera. Qui completa la stesura del libro "L'ordine politico delle comunità", in cui esprime le idee alla base di un vagheggiato Movimento Comunità, fondato successivamente nel 1947. La rivista "Comunità", invece, iniziate le pubblicazioni nel 1946, diventa il punto di riferimento culturale del Movimento. Alla fine del '59 le Edizioni di Comunità pubblicheranno una raccolta di saggi di Adriano Olivetti sotto il titolo "Città dell'Uomo".
Per tradurre le idee comunitarie in realizzazioni concrete, nel 1955 fonda l'IRUR - Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale del Canavese - con l'obiettivo di combattere la disoccupazione nell'area canavesana promuovendo nuove attività industriali e agricole. L'anno seguente il Movimento Comunità si presenta alle elezioni amministrative e Adriano Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea. Il successo induce Comunità a presentarsi anche alle elezioni politiche del 1958, ma risulta eletto il solo Adriano Olivetti.

Il 27 febbraio 1960, nel pieno di una vita ancora vulcanica e intensa, muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna, lasciando un'azienda presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero.

Luca di Montezemolo

Il motore dell'industria italiana


Luca di Montezemolo


Luca Cordero di Montezemolo nasce a Bologna il 31 agosto 1947. Dal cognome composto si evince subito che le sue sono nobili origini: a seguito dell'abolizione dei titoli e dei privilegi nobiliari sancita dalla costituzione italiana con l'avvento della Repubblica, il cognome "Cordero di Montezemolo" incorpora anagraficamente una parte del titolo nobiliare originale ("di Montezemolo"), aggiunto in seguito all'originale cognome famigliare.

Studia presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" conseguendo la laurea in Giurisprudenza nel 1971. In seguito studia Diritto Internazionale frequantando la Columbia University di New York.

Il futuro presidente e industriale italiano entra in Ferrari nel 1973 come assistente di Enzo Ferrari; subito ricopre il ruolo di responsabile della Squadra Corse.

E' il 1977 quando lascia la Ferrari per diventare responsabile delle relazioni esterne della FIAT; in seguito sarà amministratore delegato della ITEDI, la holding che controlla il quotidiano "La Stampa" oltre ad altre attività editoriali del Gruppo FIAT.

Diventa poi nel 1982 amministratore delegato della Cinzano International, società dell'Ifi; è anche il responsabile per l'organizzazione della partecipazione all'America's Cup con l'imbarcazione Azzurra Challenge.

Nel 1984 Luca Cordero di Montezemolo è direttore generale del comitato organizzatore dei Mondiali di Calcio di Italia '90.

Torna alla Ferrari nel 1991 in qualità di Presidente e Amministratore delegato, ruolo che ricoprirà a lungo con grande passione sportiva oltre che con saggezza manageriale.
Sotto la sua guida (e quella di Michael Schumacher) la squadra Ferrari di Formula 1 è tornata a vincere il Campionato Mondiale nel 2000, prima volta dal 1979 (nel 1999 la squadra aveva vinto il Campionato Costruttori, prima volta dal 1983).

Nella metà degli anni '90 molto nota è stata la sua relazione con Edwige Fenech.

Nel 2004 il Financial Times cita Montezemolo tra i cinquanta migliori manager al mondo.
E' inoltre fondatore di "Charme", fondo finanziario con il quale ha acquisito "Poltrona Frau" nel 2003 e "Ballantyne" nel 2004.

L'Università degli Studi di Modena gli ha assegnato una Laurea Honoris Causa in Ingegneria Meccanica, e la Fondazione CUOA di Vicenza una in Gestione Integrata d'Impresa.

In passato ha ricoperto gli incarichi di presidente della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) e degli Industriali della Provincia di Modena, è stato consigliere di amministrazione di Unicredit Banca, TF1, amministratore delegato di RCS Video.

Dal 27 maggio 2003 e fino al marzo del 2008 è Presidente di Confindustria, ruolo che sarà poi occupato da Emma Marcegaglia.

Montezemolo è tuttora presidente della Maserati (dal 1997), presidente della FIAT (dal 2004 al 2010), della Fiera Internazionale di Bologna e della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (Luiss), è consigliere di amministrazione del quotidiano La Stampa, PPR (Pinault/Printemps Redoute), Tod's, Indesit Company, Campari e del Bologna Calcio. E' inoltre imparentato con il cardinale cattolico Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, eletto da Papa Benedetto XVI nel 2006.

Nel 2010 lascia la presidenza della Fiat in favore di John Elkann, trentaquattrenne vicepresidente, primogenito di Margherita Agnelli e del suo primo marito Alain Elkann.

Neonata invalida dopo lite tra dottoresse a Bergamo


La notizia, riferita questa mattina dal quotidiano online 'Bergamonews', risale al 30 gennaio scorso

29 settembre, 10:06

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Neonata invalida dopo lite tra dottoresse a Bergamo BERGAMO  - Una bimba albanese è nata invalida agli Ospedali Riuniti di Bergamo, dopo una presunta lite tra due dottoresse per decidere se intervenire o meno con un parto cesareo. Secondo il padre della piccola, Saimir Zekaj, 38 anni, operaio albanese da 16 anni in Italia, la moglie sarebbe stata lasciata due giorni in sala travaglio con dolori fortissimi. La bimba, nata al termine di una gravidanza tranquilla, è invalida praticamente al cento per cento e la madre non potrà più avere figli, a causa di lesioni all'utero.
La notizia, riferita questa mattina dal quotidiano online 'Bergamonews', risale al 30 gennaio scorso. Da allora la piccola Samantha è in ospedale con malformazioni gravi, nutrita da un sondino nell'addome. Un'indagine è stata avviata da tempo, dopo la denuncia dei genitori. "Abbiamo assistito a una discussione molto accesa tra due dottoresse - spiega il padre della bambina - una invitava a fare il cesareo, l'altra no. Fino a che è cambiato il turno dei medici e i nuovi arrivati hanno optato per il cesareo. Ma ormai era tardi: mia moglie aveva l'utero lacerato e la bambina è nata con gravissimi problemi".

LA FAMIGLIA DI CARLO IV 1800-1801

L'Opera

* Nel 1799 Goya era stato nominato <<primo pittore di corte>> e una anno dopo, precisamente nel marzo del 1800 , si accingeva a dipingere nella residenza di Aranjjuez questo grande ritratto della famiglia reale, il più celebre tra quelli dei regnanti si Spagna. Di particolare interesse è la serie di schizzi preparati, in cui l'artista è riuscito a cogliere, con grande penetrazione psicologica, il carattere di ciascun personaggio. Purtroppo dei dieci abbozzi, allora realizzati, non ne restano che cinque, comprendendo quelli conservati al Museo del Prado.
Goya Y LUCIENTES Francisco de  XIX secolo
 RDG.

I SETTE PECCATI CAPITALI 1475-1480

L'Opera
* i sette peccati capitali figurati tra le opere che Filippo II di Spagna fece trasportare all'Escorial nel 1574. Tale spostamento ha evitato che il quadro subbisse la medesima sorte delle opere rimaste nell' altra sede: distrutte a causa di incendi che colpirono l'edificiio e dispose nel corso dell'invasione Napoleonica. Opera di devozione e di meditazione, si trovava nella camera del Re, probabilmente insieme ad un' altra tavola del pittore raffigurante i Sette Sacramenti.
Bosch Hieronymus. (pittore fiammingo)
RDG.

martedì 28 settembre 2010

Svizzera paragonano gli italiani ai ratti Campagna choc contro i 45 mila frontalieri che lavorano nel Canton Ticino

Libero-news.it
M
entre in Italia reggono ancora le polemiche per l'esternazione contro i romani del Senatur Umberto Bossi, dal Canton Ticino arriva una campagna pubblicitaria che magari ci farà sentire tutti più uniti.
Da qualche giorno, infatti, in Svizzera è iniziata una campagna antifrontalieri che paragona i lavoratori italiani presenti in Svizzera a dei ratti.
Non una simpatica trasfigurazione animalesca, tanto che nei messaggi comparsi prima in facebook e poi addirittura su alcuni volantini a Lugano e Locarno si parla espressamente di una deratizzazione da portare a termine.

E in questa campagna i riferimenti agli italiani non mancano di certo. I topi, infatti, si chiamano Fabrizio (piastrellista da Verbania), il ratto Bogdan (un poco raccomandabile simil-ladro romeno con tanto di mascherina stile Banda Bassotti) e, dulcis in fundo, il ratto Giulio, con riferimento al ministro Tremonti, con uno scudo riferito allo scudo fiscale tanto osteggiato dagli svizzeri che non volevano il ritorno di capitali nel nostro Paese.

Per quanto al momento non sia arrivata nessuna rivendicazione ufficiale sulla paternità dell'iniziativa e il leader della Lega dei Ticinesi, Giuseppe Bignasca, si chiami fuori, dall'Italia qualche protesta sdegnata è già arrivata. I primi a lamentarsi sono stati gli esponenti comaschi del Pdl.
"Sono molto amareggiato e contrariato per la vergognosa campagna pubblicitaria messa in atto in Canton Ticino contro i frontalieri, che sono paragonati a spregevoli ratti - afferma il senatore del Pdl Alessio Butti -. I 45.000 frontalieri che quotidianamente attraversano il confine per lavorare in Svizzera costituiscono una fonte di ricchezza per il governo ticinese, perchè pagano le tasse e offrono una forza lavoro qualificata e specializzata. Anzichè lanciare campagne choc contro gli italiani, il governo elvetico dovrebbe essere grato al nostro Paese che, attraverso adeguati corsi di formazione, prepara e mette sul mercato ticinese valenti e abili artigiani, molto richiesti dalle industrie svizzere".
Lo stesso Butti ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo italiano di avviare tutte le procedure per tutelare l’immagine dei lavoratori frontalieri e far sì che il governo elvetico rispetti la loro dignità, in osservanza agli accordi italo-svizzeri in vigore.
28/09/2010

Il guru Mobius: «Investire negli emergenti? È l'ora della Thailandia»

I paesi emergenti? «In questo momento sono positivo sulla Thailandia. Un'area dove mantenere un atteggiamento bullish (comprare, ndr)». Su quali settori? «Banche ed energia». Ma l'aggravarsi delle tensioni politiche con il governo che non usa mezze misure per zittire i contestatori non rischia di far impennare i rischi per chi decide di investire sulle azioni di Bangkok?
«No, perché questo popolo, dal 1932, da quando è stata abolita la monarchia assoluta, è abituato a una situazione politica instabile. Cionondimeno l'economia sta registrando elevati tassi di crescita che offrono buone opportunità di guadagni per chi decide di puntare in questa area con un orizzonte temporale di almeno cinque anni».
A parlare è Mark Mobius, gestore del fondo Franklin Templeton emerging markets, considerato uno dei guru degli investimenti nei paesi emergenti. Per Mobius, quindi, la visione sulla Thailandia resta positiva nonostante il mercato azionario di Bangkok da inizio anno abbia già corso parecchio (+25,77% in valuta locale, +45,34% in euro, +36,52% in dollari ) dopo il +63% (in valuta locale) archiviato nel 2009. Reagendo quindi alla caduta del 66% fra ottobre 2007 e dicembre 2008, all'apice delle crisi internazionale dei derivati subprime.
«Noi crediamo che la Thailandia abbia un grande potenziale di crescita grazie alle abbondanti risorse naturali, a un sistema di esportazioni diversificato, a un'economia interna elastica e a una vasta popolazione - spiega il gestore che vanta un'esperienza di investimenti nell'area di oltre 40 anni -. Molte delle blue-chip della Thailandia hanno meglio performato nell'ultimo anno rispetto ai concorrenti asiatici. Nonostante questo continuiamo a considerare le valutazioni del mercato azionario thailandese molto attraenti, sulla base dei fondamentali e dei multipli come il rapporto prezzo/utili, il rapporto prezzo/valore di libro e i dividendi. I settori che a nostro avviso beneficeranno di più nel lungo periodo della crescita economica thailandese sono l'energetico e il finanziario».
Quanto alle tensioni politiche in corso tra il governo e le camicie rosse (che non riconoscono la legittimità del governo guidato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva e sognano di fare rientrare in patria l'ex premier Thaksin Shinawatra, deposto nel 2006 da un colpo di stato e oggi latitante all'estero con l'accusa di corruzione e abuso di potere) per Mobius potrebbero impattare sulla volatilità, ma solo nel breve periodo. «L'incertezza politica potrebbe causare ritardi nei progetti di stimolo di governo all'economia, principalmente destinati a sostenere i redditi delle popolazioni rurali e la fiducia dei consumatori - spiega -. Gli scontri politici dello scorso aprile potrebbero determinare una perdita, intesa in termini di mancati introiti, di 1,58 miliardi di dollari. Oltreché impattare sul turismo che rappresenta circa il 6-7% del Pil della Thailandia e che occupa circa il 20% della popolazione. Tanto che è probabile che il paese non riuscirà a raggiungere l'obiettivo prefissato di attrarre 15,5 milioni di turisti».
Detto ciò, per chi guarda al lungo periodo, con un orizzonte di investimento di almeno cinque anni, questi problemi si ridimensionano nettamente. «Siamo pesati in Thailandia da circa 15 anni, durante i quali il paese è stato oggetto quasi di continuo di tumulti politici - racconta Mobius -. Dalla crisi asiatica nel 1997 a quella legata ai timori sullo stato di salute del re (il sovrano Bhumibal Adulyadej regna dal 1947 e gode di un'indiscussa popolarità, ndr) fino agli ultimi disordini politici (a maggio 2010, ndr). Ma queste incertezze non hanno intaccato le previsioni di crescita a lungo termine per la Thailandia. Non a caso, la Banca di Thailandia ha recentemente rivisto al rialzo le sue previsioni per la crescita del Pil nel 2010 dal range 3,3%-5,3% al 4,3%- 5,8% (dopo la contrazione del 2,2% nel 2009, nr), sulla base della convinzione che l'economia locale, prevalentemente basata sulle esportazioni (che determinano il 70% del Pil), potrebbe beneficiare del rafforzamento globale domanda». Insomma, secondo il guru della finanza nei paesi emergenti quello attuale forse non è il miglior momento per fare una vacanza in Thailandia ma per investirci, a distanza, s

lunedì 27 settembre 2010

Crac Parmalat, chiesto arresto per Tanzi


La richiesta è legata alla vicenda dei quadri

27 settembre, 16:34
Calisto Tanzi Calisto Tanzi

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Crac Parmalat, chiesto arresto per Tanzi MILANO - Dopo la condanna in secondo grado a 10 anni di reclusione il Pg di Milano ha chiesto l'arresto per l'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi per il pericolo di reiterazione del reato o di fuga. L'istanza e' stata discussa oggi davanti al Tribunale del Riesame.
L'istanza di carcere per Calisto Tanzi è stata ribadita questa mattina davanti ai giudici del Riesame dal Pm milanese Eugenio Fusco, dopo che la Corte d'Appello aveva respinto un'analoga richiesta avanzata tempo fa dalla Procura Generale in seguito alla conferma della condanna in secondo grado per l'ex patron Parmalat. Per questo il Pg ha impugnato il provvedimento di rigetto, che questa mattina è stato discusso. I giudici si sono riservati.
La richiesta di carcere per Calisto Tanzi da parte della Procura Generale di Milano è legata, a quanto si è appreso, alla vicenda della sottrazione dei quadri da parte dell'ex patron di Parmalat, emersa con i sequestri degli scorsi mesi disposti dalla Procura di Parma. Il pericolo di reiterazione del reato, infatti, è connesso proprio al nuovo elemento emerso con il sequestro dei quadri. La Procura Generale ha chiesto il carcere per Tanzi sulla base del'articolo 275 del Codice di Procedura Penale che permette agli inquirenti di chiedere l'arresto dopo una sentenza, quando ci sono 'elementi sopravvenuti' a carico del condannato. A quanto si è appreso, invece, la richiesta non è legata alla nuova attività imprenditoriale di Tanzi. Il pericolo di fuga, invece, si riferisce al fatto che la sentenza di condanna di secondo grado è prossima a passare in giudicato, mancando solo la pronuncia della Corte di Cassazione.
AZIENDA CHIEDE 2 MILIARDI IN VIA PROVVISORIA - Due miliardi di euro. A tanto ammonta la provvisionale chiesta nel corso del processo Parmalat contro gli ex amministratori e sindaci del colosso di Collecchio da Marco De Luca, avvocato della Parmalat di Enrico Bondi. De Luca ha chiesto la provvisionale a titolo di risarcimento danni, perlomeno parziali, perché per determinare l'ammontare dell'intero risarcimento da destinarsi alla Parmalat sorta dalle ceneri dell'azienda fallita di Calisto Tanzi sarà necessario un "separato giudizio in sede civile". Ammonta invece a 107 milioni la provvisionale chiesta dall'avvocato Carlo Federico Grosso, che rappresenta gli oltre 32.000 risparmiatori del Sanpaolo-Imi, "truffati" dai bond di Collecchio. La cifra richiesta da Grosso ammonta al 40% dell'intero danno subito dai risparmiatori costituiti in giudizio a Parma. Il 10% rappresenta il danno patrimoniale mentre il 30% di questa cifra è rappresentato dal danno morale, calcolati sui crediti "vantati dai nostri assistiti", ha spiegato Grosso. Sia il legale di Parmalat sia il legale dei risparmiatori del Sanpaolo hanno chiesto "la condanna in solido degli imputati al risarcimento dei danni".
"Mi auguro che ci sia una condanna di tutti gli imputati e che venga riconosciuta la provvisionale richiesta". Così Carlo Federico Grosso, legale dei 32.000 risparmiatori del Sanpaolo-Imi al termine dell'udienza del processo Parmalat interamente dedicata alle richieste delle Parti civili. "Sappiamo perfettamente - ha continuato Grosso - che sarà praticamente impossibile ottenere un risarcimento effettivo ma la condanna degli imputati non solo per le responsabilità penali ma anche per quelle derivanti dai danni cagionati rappresenta un risarcimento in forma di principio". Ai cronisti che gli chiedevano se ai suoi assistiti sarebbe mai potuto giungere in forma di risarcimento una parte del valore dei quadri occultati da Calisto Tanzi nei mesi antecedenti al crac, l'avvocato Grosso ha risposto: "Sarà difficile, perché allo stato attuale non si sa neppure di chi sono quei quadri e non se ne è ancora determinato il valore effettivo. Ritengo che non ci siano i presupposti per ottenere una fetta di risarcimento così corposa come quella che i miei assistiti hanno ricevuto attraverso le transazioni con le banche". Stando ai documenti depositati dall'avvocato Grosso ammonta a 405 milioni di euro il valore del credito vantato dai "truffati" dai bond Parmalat del Sanpaolo-Imi. A questi vanno sottratti 53 milioni che i risparmiatori hanno recuperato mediante la conversione dei titoli obbligazionari in azioni della nuova Parmalat, 84 milioni già incamerati grazie alle transazioni bancarie (a cui vanno aggiunti 15 milioni della transazione recentissima con Unicredito). La provvisionale chiesta sulla restante parte dei crediti ammonta a 107 milioni di euro e corrisponde al 40% dei crediti stessi.
SU TANZI PENDE ANCHE RICHIESTA CONDANNA A 20 ANNI - Oltre alla richiesta di arresto del Pg di Milano per la condanna a dieci anni emessa dal tribunale di Milano e confermata in appello a Caliso Tanzi per il reato di aggiotaggio, sull'ex patron della Parmalat pende anche una richiesta, avanzata la scorsa settimana dalla procura di Parma, di condanna a 20 anni per i reati di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. La sentenza è attesa entro l'anno. Il processo parmigiano ha infatti ricostruito il crac del gruppo agroalimentare di Collecchio nel suo complesso, mentre quello milanese ha approfondito in particolare le questioni relative alle turbative del mercato.
LEGALI TANZI, RICHIESTA INFONDATA E APODITTICA - La richiesta di carcere avanzata oggi a Milano per Calisto Tanzi nell'ambito del processo in cui é accusato di aggiotaggio, "é infondata e apodittica". Lo hanno affermato gli avvocati Fabio Belloni e Giampiero Biancolella che insieme al professor Filippo Sgubbi difendono l'ex patron di Parmalat e che questa mattina erano in aula davanti ai giudici del riesame per discutere dell'istanza di arresto. "Non c'é alcun pericolo di fuga, e Calisto Tanzi è venuto in tribunale apposta per attestarlo con la sua presenza", ha sottolineato l'avvocato Belloni. La richiesta di carcere per Tanzi ribadita oggi è motivata dal pericolo di reiterazione del reato e dal pericolo di fuga, il quale si ritiene sussista in quanto si avvicina, almeno per il processo milanese, la sentenza definitiva.

Incentivi, Saglia ad Affari: dl pronto E Piaggio mette il turbo in Borsa

"Il decreto è già in gestazione e potrebbe arrivare già nelle prossime settimane". Il sottosegretario allo Sviluppo in un'intervista ad Affaritaliani.it dà i tempi della redistribuzione dei fondi stanziati per gli incentivi non utilizzati. Sui settori che ne benificeranno non si sbilancia per non bloccarne i consumi. Ma assicura: "Prima quelli che già c'erano, poi eventualmente su altri". Gli occhi sono puntati sulle dueruote. Anche a Piazza Affari.