lunedì 27 settembre 2010

Crac Parmalat, chiesto arresto per Tanzi


La richiesta è legata alla vicenda dei quadri

27 settembre, 16:34
Calisto Tanzi Calisto Tanzi

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Crac Parmalat, chiesto arresto per Tanzi MILANO - Dopo la condanna in secondo grado a 10 anni di reclusione il Pg di Milano ha chiesto l'arresto per l'ex patron di Parmalat Calisto Tanzi per il pericolo di reiterazione del reato o di fuga. L'istanza e' stata discussa oggi davanti al Tribunale del Riesame.
L'istanza di carcere per Calisto Tanzi è stata ribadita questa mattina davanti ai giudici del Riesame dal Pm milanese Eugenio Fusco, dopo che la Corte d'Appello aveva respinto un'analoga richiesta avanzata tempo fa dalla Procura Generale in seguito alla conferma della condanna in secondo grado per l'ex patron Parmalat. Per questo il Pg ha impugnato il provvedimento di rigetto, che questa mattina è stato discusso. I giudici si sono riservati.
La richiesta di carcere per Calisto Tanzi da parte della Procura Generale di Milano è legata, a quanto si è appreso, alla vicenda della sottrazione dei quadri da parte dell'ex patron di Parmalat, emersa con i sequestri degli scorsi mesi disposti dalla Procura di Parma. Il pericolo di reiterazione del reato, infatti, è connesso proprio al nuovo elemento emerso con il sequestro dei quadri. La Procura Generale ha chiesto il carcere per Tanzi sulla base del'articolo 275 del Codice di Procedura Penale che permette agli inquirenti di chiedere l'arresto dopo una sentenza, quando ci sono 'elementi sopravvenuti' a carico del condannato. A quanto si è appreso, invece, la richiesta non è legata alla nuova attività imprenditoriale di Tanzi. Il pericolo di fuga, invece, si riferisce al fatto che la sentenza di condanna di secondo grado è prossima a passare in giudicato, mancando solo la pronuncia della Corte di Cassazione.
AZIENDA CHIEDE 2 MILIARDI IN VIA PROVVISORIA - Due miliardi di euro. A tanto ammonta la provvisionale chiesta nel corso del processo Parmalat contro gli ex amministratori e sindaci del colosso di Collecchio da Marco De Luca, avvocato della Parmalat di Enrico Bondi. De Luca ha chiesto la provvisionale a titolo di risarcimento danni, perlomeno parziali, perché per determinare l'ammontare dell'intero risarcimento da destinarsi alla Parmalat sorta dalle ceneri dell'azienda fallita di Calisto Tanzi sarà necessario un "separato giudizio in sede civile". Ammonta invece a 107 milioni la provvisionale chiesta dall'avvocato Carlo Federico Grosso, che rappresenta gli oltre 32.000 risparmiatori del Sanpaolo-Imi, "truffati" dai bond di Collecchio. La cifra richiesta da Grosso ammonta al 40% dell'intero danno subito dai risparmiatori costituiti in giudizio a Parma. Il 10% rappresenta il danno patrimoniale mentre il 30% di questa cifra è rappresentato dal danno morale, calcolati sui crediti "vantati dai nostri assistiti", ha spiegato Grosso. Sia il legale di Parmalat sia il legale dei risparmiatori del Sanpaolo hanno chiesto "la condanna in solido degli imputati al risarcimento dei danni".
"Mi auguro che ci sia una condanna di tutti gli imputati e che venga riconosciuta la provvisionale richiesta". Così Carlo Federico Grosso, legale dei 32.000 risparmiatori del Sanpaolo-Imi al termine dell'udienza del processo Parmalat interamente dedicata alle richieste delle Parti civili. "Sappiamo perfettamente - ha continuato Grosso - che sarà praticamente impossibile ottenere un risarcimento effettivo ma la condanna degli imputati non solo per le responsabilità penali ma anche per quelle derivanti dai danni cagionati rappresenta un risarcimento in forma di principio". Ai cronisti che gli chiedevano se ai suoi assistiti sarebbe mai potuto giungere in forma di risarcimento una parte del valore dei quadri occultati da Calisto Tanzi nei mesi antecedenti al crac, l'avvocato Grosso ha risposto: "Sarà difficile, perché allo stato attuale non si sa neppure di chi sono quei quadri e non se ne è ancora determinato il valore effettivo. Ritengo che non ci siano i presupposti per ottenere una fetta di risarcimento così corposa come quella che i miei assistiti hanno ricevuto attraverso le transazioni con le banche". Stando ai documenti depositati dall'avvocato Grosso ammonta a 405 milioni di euro il valore del credito vantato dai "truffati" dai bond Parmalat del Sanpaolo-Imi. A questi vanno sottratti 53 milioni che i risparmiatori hanno recuperato mediante la conversione dei titoli obbligazionari in azioni della nuova Parmalat, 84 milioni già incamerati grazie alle transazioni bancarie (a cui vanno aggiunti 15 milioni della transazione recentissima con Unicredito). La provvisionale chiesta sulla restante parte dei crediti ammonta a 107 milioni di euro e corrisponde al 40% dei crediti stessi.
SU TANZI PENDE ANCHE RICHIESTA CONDANNA A 20 ANNI - Oltre alla richiesta di arresto del Pg di Milano per la condanna a dieci anni emessa dal tribunale di Milano e confermata in appello a Caliso Tanzi per il reato di aggiotaggio, sull'ex patron della Parmalat pende anche una richiesta, avanzata la scorsa settimana dalla procura di Parma, di condanna a 20 anni per i reati di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. La sentenza è attesa entro l'anno. Il processo parmigiano ha infatti ricostruito il crac del gruppo agroalimentare di Collecchio nel suo complesso, mentre quello milanese ha approfondito in particolare le questioni relative alle turbative del mercato.
LEGALI TANZI, RICHIESTA INFONDATA E APODITTICA - La richiesta di carcere avanzata oggi a Milano per Calisto Tanzi nell'ambito del processo in cui é accusato di aggiotaggio, "é infondata e apodittica". Lo hanno affermato gli avvocati Fabio Belloni e Giampiero Biancolella che insieme al professor Filippo Sgubbi difendono l'ex patron di Parmalat e che questa mattina erano in aula davanti ai giudici del riesame per discutere dell'istanza di arresto. "Non c'é alcun pericolo di fuga, e Calisto Tanzi è venuto in tribunale apposta per attestarlo con la sua presenza", ha sottolineato l'avvocato Belloni. La richiesta di carcere per Tanzi ribadita oggi è motivata dal pericolo di reiterazione del reato e dal pericolo di fuga, il quale si ritiene sussista in quanto si avvicina, almeno per il processo milanese, la sentenza definitiva.

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