lunedì 4 ottobre 2010

Il Nord visto da(l) Sud, storie di emigranti al contrario - Francesco Cazzaniga, il milanese che ha scelto Catania;:«Amo il clima californiano»

Francesco Cazzaniga, il milanese che ha scelto Catania
30 settembre 2010

Claretta Muci

Uomo salmone: si definisce così Francesco Cazzaniga. Proprio lui, con quel cognome che non lascia dubbi sull'origine meneghina, è "emigrato" dalla Milano del Nord a quella del Sud, ovvero Catania. 36 anni, laurea in Scienze della comunicazione, è entrato alla Tod's subito dopo gli studi per uno stage ed è diventato Direct Marketing Manager. Poi nel 2006 la svolta: un figlio piccolo e la decisione di cambiare tutto…
Che cosa l'ha spinta a fare il grande salto?
Il motivo è esclusivamente familiare: quando è nato mio figlio io e mia moglie abbiamo deciso che non volevamo farlo crescere nello smog e nel grigio del centro di Milano, ma in un posto solare, con il mare, l'aria pulita e tutti i vantaggi della città. Mia moglie è siciliana e la scelta è caduta su Catania per questo. Così, ho parlato direttamente con Diego Della Valle, spiegandogli i motivi della scelta, e ho fatto il grande salto controcorrente e senza paracadute, perché non avevo nessuna certezza, ma tanta di voglia di fare e un grande ottimismo. Mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di sviluppare progetti nel mio settore, quello del marketing e della comunicazione.
Com'è cominciata la sua avventura?
All'inizio ho lavorato con un contratto a progetto di responsabile marketing per La Compagnia della Bellezza. Dopo sei mesi, con due soci, ho aperto l'ABCom Communication, un'agenzia di cui sono amministratore: ho puntato su new media e social network, che sono ormai strumenti indispensabili per lavorare nel settore della comunicazione. Curiamo la social media strategy di varie aziende senza perdere di vista la valorizzazione del territorio. Per esempio, ultimamente stiamo lavorando molto nel settore della ristorazione: promuoviamo singoli locali, offriamo informazioni, abbiamo una redazione che cerca sagre e ricette, con una community di oltre 7 mila contatti.
Che accoglienza ha ricevuto quando è arrivato in Sicilia?
Soprattutto destavo molta curiosità: mi guardavano come si guarda un matto perché venivo da "Milano centro"! Mi sono sentito ripetere spesso la frase: "Ma cu tu fici fari? (ma chi te l'ha fatto fare)". Il primo che la disse fu un primario e alla mia risposta, "Ma non siamo nel terzo mondo", lui commentò: "Ti do tempo per vedere…"Mi chiamavano "lo straniero", ma non tanto nel senso di "quello che viene da fuori", quanto nell'accezione calcistica di "fuoriclasse" (non lo dico con presunzione, sia chiaro!), quello che ha una marcia in più.
A un freelance il mercato del Sud offrirà certamente cose diverse rispetto al Nord…
Si tratta di due culture, di due modi di intendere il lavoro completamente diversi e premetto che non voglio mancare di rispetto a quella meridionale nel fare le mie considerazioni. Paradossalmente, qui si lavora di più, perché spesso non ti basta un solo impiego per vivere. Magari la mattina fai un lavoro d'ufficio, il pomeriggio il giardiniere e la sera il pizzaiolo! Conosco bravi ingegneri che fanno i salti mortali per avere un part-time a 500 euro al mese.
E' vero che il costo della vita è decisamente inferiore..
Ma è anche vero che gli stipendi sono bassissimi: qui chi guadagna 2 mila euro al mese è benestante. Io vedo molti candidati per diverse posizioni e sono sempre stupito dal fatto che la stessa persona si candida per tre ruoli diversi! Per disperazione, l'ingegnere si offre anche come grafico! Io invece cerco di spiegare che a me interessa qualcuno che si voglia specializzare in qualcosa che ama fare, anche se mi rendo conto che il problema di come sbarcare il lunario diventa prevalente. Purtroppo l'alto tasso di disoccupazione è visto dalle aziende come un "vantaggio": ti pagano poco e spesso in nero, perché tanto non hai alternative. In generale, la mia esperienza mi porta a dire che spesso la filosofia generale è spendere il meno possibile o allungare i tempi dei pagamenti, senza porsi il problema che chi lavora deve anche mangiare…
Mette mai in discussione la sua scelta?
Da un punto di vista professionale a volte mi dichiaro pentito, ma dal punto di vista umano no, perché faccio tutto sempre con tanta passione. A volte soffro il fatto che qui ci sono stimoli completamente diversi e una volta al mese ho bisogno di andare a Milano per trovare nuovi spunti. Per contro, ho imparato valori che non conoscevo, ho vissuto la famiglia e per me gli affetti sono essenziali; quando mio figlio era piccolo, per esempio, di pomeriggio potevo passare molto tempo con lui, l'ho visto crescere e sono contento. Forse la mia scelta verrà messa in discussione quando sarà adolescente. Vedremo… Io continuo a mantenermi fiducioso sullo sviluppo delle aziende private e sulla meritocrazia in un ambiente sano, a dispetto di atteggiamenti e aspettative generati dalla classe dirigente pubblica, o di usanze poco professionali molto diffuse qui al Sud.
Consiglierebbe a un giovane del Nord di fare "l'uomo salmone" come lei?
Sì, ma solo se ha un piccolo paracadute, per esempio un'entrata sicura, anche modesta, come l'affitto di una casa di proprietà, o un part-time o una consulenza già avviati. Così ti puoi guardare intorno con tranquillità e realizzare un tuo progetto. Bisogna essere molto tenaci e self-confident per farcela, questo sì.
Come le appare Milano dalla sua nuova prospettiva?
Sinceramente lo vedo come un ambiente molto "lontano", distante culturalmente e molto diverso (nel bene e nel male!). Una sorta di luce o punto di riferimento per la formazione e il completamento professionale, ma anche una trappola e una "centrifuga" per quanto riguarda i rapporti personali. E' un luogo dinamico e frenetico, dove la velocità ed i ritmi accelerati vengono quasi idealizzati. In merito agli stili di vita, qui sento un clima più "californiano", anche se ancora provinciale e "isolato"... nel senso che avverto moltissimo il fenomeno dell'isola, dell'"isolamento" dal resto d'Italia e il volersi considerare "autonomi".
Che cosa le manca di più della "vita precedente"?
Sento molto la mancanza degli stimoli professionali e di un contesto culturale internazionale, oltre alla solidità offerta da aziende private serie e altamente qualificate, ma cerco di ritagliarmi spazi in cui studiare e sviluppare seriamente, per esempio, il mondo delle applicazioni per iPhone ed iPad.
La cosa che ama di più, e quella che ama di meno…
Sicuramente mi piacciono il capitale umano e la capacità di fare rete. A Milano forse siamo più timorosi e chiusi, anche se all'apparenza si direbbe il contrario. Non sopporto, invece, la mancanza di precisione, l'improvvisazione e la mentalità del "poi ti pago". A volte i pagamenti arrivano dopo uno o due anni! Se uno dovesse vivere di quello

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