sabato 28 agosto 2010

Per trovare lavoro? “Ritornare ai diplomi”

Per trovare lavoro?
“Ritornare ai diplomi”


Le nuove strategie delle imprese, le figure più richieste e l’opacità del mercato del lavoro nell’intervista a Paolo Citterio, presidente e fondatore dell’associazione direttori risorse umane Gidp/Hrda

di FEDERICO PACE Dalla vostra indagine risulta che la gran parte delle imprese utilizza il proprio sito come il principale canale di "raccolta" delle candidature (il 59,62 per cento). Quali sono le ragioni? Ritiene che questo sia un'evoluzione positiva?
Le medio-grandi imprese, quelle che assumono ancora, investono molto sul proprio Intranet aziendale perché così riescono ad attrarre le migliori candidature gratuitamente e senza ricorrere a recruiter di professione e società di middle management. Utilizzare il sito è anche un’operazione di trasparenza. Le posizioni scoperte sono anche aperte ai loro dipendenti che ritengono di candidarsi per ricoprirle, evitando l'antipatica abitudine da parte di alcuni capi che sono a conoscenza delle ricerche ma non le comunicano ai propri collaboratori per paura di indebolire il proprio ufficio/dipartimento con vieto egoismo e miopia diffusa e perseguibile.
Ritiene che in Italia ci sia una certa opacità nel mercato del lavoro? I candidati ideali possono davvero venire a sapere quando si crea una nuova occasione sul mercato? Le imprese riescono sempre a "informare" il candidato ideale che si è creata la posizione per lui?
Nelle grandi città il fenomeno è meno avvertito, infatti dove vi sono validi uffici di Placement Universitari, le imprese sanno dove rivolgersi ed i laureati dove poter reperire impiego. Molto spesso sono anche le associazione degli imprenditori (a Milano, il mercato principale, è l'Assolombarda) a farsi parte diligente per far conoscere alle università le esigenze del mercato del lavoro.
Alcuni direttori del personale ci hanno raccontato che stanno trovando sempre più disponibilità da parte dei candidati a muoversi e trasferirsi. Lo conferma anche lei?
Certo. Vista la crisi non ancora superata, i candidati, loro malgrado, cercano occupazione non più nel circondario ma anche in altre città. L'alta velocità contribuisce poi a rendere più facili gli spostamenti avendo dimezzato i tempi di trasferimento tra le grandi città, pensiamo che le Ferrovie oggi consentono di raggiungere Milano da Bologna in 1 ora e dieci minuti, esattamente la metà del tempo che si spenderebbe con la propria autovettura.
E' quasi un paradosso, nonostante la crisi e l'incremento del numero significativo di persone alla ricerca di lavoro, e l’incremento generalizzato del numero di candidature, negli ultimi due anni a molte imprese è capitato di ricevere pochissime o nessuna candidatura per alcune posizioni. Come si spiega questo fenomeno?
La generazione dei genitori di oggi è la più abbiente mai conosciuta, temiamo però che sia l'ultima così ricca ed in grado di mantenere e seguire i figli negli studi universitari in Italia e per alcuni anche a riuscire a far frequentare e pagare costosissimi master all'estero. Le famiglie oggi coltivano il sogno di far sì che i propri rampolli conseguano una cultura superiore alla propria o che comunque siano dotati di strumenti culturali tali da privilegiarli onde consentir loro un impiego futuro sicuro. In questo modo però si sguarniscono gli istituti tecnici industriali e commerciali dai quali le imprese piccole e medie e gli istituti di credito attingono la forza impiegatizia. Mentre in Italia vi è un naturale bisogno di periti industriali, chimici,informatici ecc.ed anche di ragionieri, tecnici, infermieri o persone con diploma qualsiasi. Solo nella provincia di Milano si parla di 15.000 posizioni scoperte.
La richiesta principale dei candidati è la stabilità del contratto. Cosa che rimane molto difficile da offire da parte delle aziende (a maggior ragione ora). Ritiene che questo alla lunga possa creare qualche problema in termini di fiducia e legame tra neoassunto e impresa?
Ritengo sinceramente che in momenti come questi, dopo l'annus horribilis del 2009, i lavoratori si rendano conto che le imprese non possono offrire posizioni a tempo indeterminato per qualsiasi posizione. Dipende infatti dal carico di lavoro e commesse. La crisi sta diminuendo d'intensità ma vediamo che le imprese nel settore dell’energia, la Gdo, alcune farmaceutiche e le imprese meccaniche e chimiche che hanno ricevuto incarichi dall'estero, effettuano assunzioni a tempo indeterminato come un tempo. Per le altre rimanenti, solo l'uscita dalla crisi mondiale farà cambiare la tipologia contrattuale d'impiego e speriamo tutti che tale tempo non sia così lontano.
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